Le donne in postmenopausa con bassa densità minerale ossea ( BMD ), che in precedenza avevano ricevuto bifosfonati, presentano un maggior aumento di BMD con Denosumab ( Prolia ) che con Ibandronato ( Boniva, Bonviva ).
Un totale di 833 donne in postmenopausa con bassa densità minerale ossea sono state assegnate in modo casuale a ricevere 60 mg di Denosumab per via sottocutanea ogni 6 mesi o 150 mg di Ibandronato per via orale ogni mese.
Tutte le donne avevano dismesso o erano scarsamente aderenti alla terapia con bifosfonati.
A 12 mesi, i guadagni di densità minerale ossea sono stati significativamente maggiori con Denosumab rispetto ad Ibandronato a livello dell'anca ( 2.3% vs 1.1% ), del collo del femore ( 1.7% vs 0.7% ), e della colonna lombare ( 4.1% vs 2.0% ).
Inoltre, durante il primo mese, la riduzione mediana dei livelli sierici del marcatore di riassorbimento osseo C-telopeptide è risultata significativamente maggiore con Denosumab ( 81.1% vs 35.0% con Ibandronato ).
La differenza è rimasta significativa dopo 6 mesi.
Per contro, la riduzione di C-telopeptide per il gruppo Ibandronato ha raggiunto un nadir nel primo mese per poi stabilizzarsi.
L’incidenza di eventi avversi è stata simile tra Denosumab ( 59.6%) e Ibandronato ( 56.1% ). I più comuni effetti indesiderati sono stati: artralgia e infezioni delle vie respiratorie superiori e del tratto urinario.
L'incidenza di eventi avversi gravi è stata pari al 9.5% con Denosumab e al 5.4% con Ibandronato.
Lo studio in aperto non aveva potere statistico adeguato per valutare l'efficacia anti-frattura dei due farmaci. Tuttavia è emerso che le donne precedentemente trattate con un bifosfonato hanno mostrato maggiori aumenti della densità minerale ossea in tutti i siti scheletrici misurati e una maggiore riduzione del turnover osseo, quando sono passate a Denosumab rispetto a Ibandronato. ( Xagena2013 )
Fonte: Obstetrics and Gynecology, 2013
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