In uno studio prospettico di coorte, i sintomi depressivi sono stati associati a più alti tassi di perdita di massa ossea negli uomini più anziani.
Performance peggiori nei test di funzionalità fisica spiegano in parte l'associazione tra sintomi depressivi e perdita ossea, il che suggerisce che gli sforzi per aumentare l'esercizio fisico e migliorare le prestazioni fisiche negli uomini depressi possano essere utili.
Lo studio ha verificato se i sintomi depressivi siano associati a un aumento del tasso di perdita di massa ossea a livello dell'anca negli uomini più anziani.
Un totale di 2.464 uomini residenti in comunità, di età uguale o superiore a 68 anni, arruolati nel Osteoporosis in Men Sleep Ancillary Study, presentavano sintomi depressivi valutati mediante Geriatric Depression Scale ( GDS ).
I soggetti sono stati classificati come depressi se i punteggi alla scala GDS erano maggiori o uguali a 6 al primo esame.
La densità minerale ossea ( BMD ) a livello della anca è stata misurata utilizzando l’assorbimetria a raggi X a doppia energia alla visita iniziale e di follow-up ( in media 3.4 anni tra gli esami ).
In un modello aggiustato per età, etnia e centro clinico, la densità minerale ossea dell'anca totale media è diminuita dello 0.70% per anno in 136 uomini con un punteggio GDS maggiore o uguale a 6 rispetto allo 0.39% per anno in 2.328 uomini con un punteggio GDS minore di 6 ( P=0.001 ).
La velocità di camminata e il test timed chair stand ( tempo per alzarsi da una sedia ) hanno in parte spiegato l'associazione tra sintomi depressivi e tassi di perdita ossea.
In conclusione, la depressione, definita da un punteggio di 6 o superiore alla scala GDS, è risultata associata a un aumentato tasso di perdita ossea a livello dell'anca in questa coorte di uomini anziani.
Aggiustamenti per la velocità a piedi e per il tempo impiegato per alzarsi hanno attenuato la forza dell'associazione, indicando che le differenze nel funzionamento fisico spiegano in parte l'associazione osservata. ( Xagena2013 )
Diem SJ et al, Osteoporos Int 2013; 24: 111-119
Endo2013 Psyche2013